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Italia

Treviso, una giornata tra la bellezza

Cosa vedere a Treviso, passeggiando tra vicoli e canali della “piccola Venezia”

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Il battello sul Sile

Sono stati molte volte a Treviso, è una città che adoro per i suoi scorci, le sue piazzette, i canali e gli aperitivi fatti di chiacchiere in piedi sorseggiando un buon calice. Città d’arte, città universitaria, città dei buoni sapori e dell’ottimo bere, sa conquistarti ogni volta che ti ritrovi a passeggio trai suoi vicoli. Il mio consiglio è di iniziare la visita (se la stagione lo permette) con una gita lungo il fiume Sile a bordo di uno dei tanti battelli delle piccole compagnie che partono da Casier o meglio ancora da Casale sul Sile. Gita che terminerà nei pressi di quell’ansa “dove Sile e Cagnan s’accompagna” , come scrisse Dante nella sua Commedia.

Il ponte di Dante

Il Ponte sorge nel punto dove il fiume Cagnan confluisce nel Sile, il “Canal Grande” di Treviso, creando uno scorcio veramente suggestivo. Dante ha trascorso  una parte del suo esilio a Treviso e  ha citato questo luogo in un verso della sua Divina Commedia, indicandolo sinteticamente come il punto: “dove Sile e Cagnan s’accompagna” (Paradiso, IX, 49). Nel 1865, sesto centenario della sua nascita, la città ha innalzato – presso il ponte – una stele che ricorda la presenza del sommo poeta a Treviso. Quando fu costruito nell’attuale versione in pietra, il Ponte fu chiamato dai trevigiani “ponte dell’impossibile”: tutti ritenevano, infatti, che sarebbe stato travolto alla prima piena del fiume, come i precedenti ponti e passerelle, costruiti in legno. Da qui potrete iniziare la vostra passeggiata a piedi.

Fiume Sile
Sile e Ponte dell’Università

Il Quartiere Latino

Ponte dell’Università

Vi consiglio di fare un giro nella zona della Università, nella piazzetta del Quartiere Latino, realizzato dall’architetto Paolo Portoghesi e inaugurato a fine settembre 2006, che ospita le sedi universitarie della città. Fermatevi ad osservare l’armonia della modernissima Piazza dell’Umanesimo Latino, perfettamente inserita nel contesto antico della città, e per il ponte in legno dell’Università, ricostruito al posto del Ponte Santa Margherita dove, leggenda racconta, erano soliti farsi scherzi i dispetti gli studenti delle facoltà scientifiche versi quelli delle facoltà umanistiche, e viceversa, in eterna discussione nello stabilire quali delle due fossero più nobili. Da qui andate in direzione Piazza Santa Maria dei Battuti. Per una buona colazione, uno spuntino o un aperitivo a base di cicchetti vi consiglio il Bar la Piazzetta, all’angolo con via Sant’Agata.

L’isola della Pescheria

Una volta usciti da Piazza Santa Maria dei Battuti proseguite in direzione dell’Isola della Pescheria, l’isolotto al centro del Cagnan Gando, che ospita di giorno il mercato del pesce e la sera si trasforma in uno dei luoghi più frequentati dai trevigiani per il sacro rito dell’aperitivo, che qui a Treviso potreste sentir chiamare “l’ombra”.

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Curiosità : L’ombra, in veneto, è un bicchiere di vino da bere nelle osterie accompagnato da qualche buon cicchetto. Il modo di dire può trovare due spiegazioni: 1) il bicchiere di vino pieno sul tavolo fa ombra mentre vuoto…no 2) A Venezia i signori si mettevano all’ombra del Campanile di San Marco a bere vino e si spostavano di locale in locale per rimanere sempre all’ombra, da qui il detto “andiamo a prendere l’ombra”.

Dall’Isola della Pescheria proseguite lungo la Riva Comisso del Gagnan in direzione del ristorante Odeon alla Colonna. Questo è in assoluto uno degli scorci più romantici e fotografati di Treviso. Godetevi qualche minuto una sosta sulla panchina sotto al salice piangente e poi andate a curiosare fuori e dentro il ristorante. Ne vale davvero la pena.

 “Noi trovammo Trevigi nel cammino, che di chiare fontane tutta ride”.

(Fazio degli Uberti , “Il Dittamondo”)

I Buranelli

Il giro a piedi non può che proseguire in direzione dei “Buranelli”. Non si può parlare di Treviso senza aver menzionato i “Cagnani”, cioè i Canali che intersecano la città, formati delle ramificazioni del Sile e del Botteniga. Il più fotografato e suggestivo è quello dei “Buranelli”, che prende il nome dai pescatori provenienti dall’isola di Burano. Le piattaforme che sporgono dalle case direttamente sull’acqua, come piccoli balconcini, visibili ancora adesso, avevano una duplice funzione: o per accedere dal canale direttamente alla propria abitazione oppure per far sì che le donne, quando l’acqua era alta, potessero lavare i panni direttamente da casa. E infatti le donne si ritrovavano sulla curva del canale dove l’acqua prende forza per risciacquare i panni. Se passate di là vedrete una bellissima foto d’epoca a testimoniare questa usanza.

Piazza dei Signori

Il salotto della città, il centro di ritrovo per eccellenza, è Piazza dei Signori, con il Palazzo del Trecento, il palazzo del Podestà e la Torre Civica. Un consiglio : se volete cogliere lo spirito che da sempre anima questa piazza recuperate il Dvd del film “Signore e Signori”, di Pietro Germi, premiato miglior film a Cannes nel 1965. Riconoscerete la vita di provincia e le chiacchiere cittadine ai tavoli dei caffè della piazza.

La fontana delle tette

Dalla piazza dei Signori percorrete il Calmaggiore per pochi metri e girate a vicolo Podestà. Entrate nel cortile di palazzo Zignoli e incontrerete la donna più fotografata di Treviso : la Fontana delle Tette. Proprio così. Risale al 1559 e raffigura una statua femminile con i tipici lineamenti delle dame del ‘500; ad ogni insediamento di un nuovo Podestà la fontana zampillava da un seno vino rosso e vino bianco dall’altro, con grande gioia da parte dell’intera cittadinanza che poteva bere gratuitamente del buon vino per tre giorni di seguito. Oggi è simbolo della ricchezza delle acque di Treviso; davanti alla fontana, infatti si può vedere un pozzo ed un secchio agganciato alla carrucola che garantiva l’approvvigionamento idrico alla casa antistante.

Fontana delle Tette

Il tiramisù

Treviso si fregia di essere la città del tiramisù. Giuseppe Maffioli, esperto enogastronomo, nel 1981 nella rivista “Vin Veneto”, scrisse che il dolce più famoso d’Italia fu inventato negli anni ’60 al ristorante “Alle Beccherie” di Treviso, gestito dalla famiglia Campeol , ad opera di Roberto “Loly” Linguanotto, cuoco pasticciere che aveva lavorato in Germania e che voleva ricreare le tipologie di dolci visti nella sua esperienza all’estero. Linguanotto, in un’intervista, afferma che l’ispirazione venne dallo “sbatudin”, un composto di tuorlo d’uovo sbattuto con lo zucchero utilizzato comunemente dalle famiglie contadine venete come “ricostituente” a cui venne semplicemente aggiunto del mascarpone. Il nome del dolce in veneto “tiramesù” poi italianizzato in “tiramisù”, sarebbe stato adottato per le sue capacità nutrizionali e ristoratrici anche se altri affermano maliziosamente che il nome sia dovuto a presunti effetti afrodisiaci. Il Maffioli identificava il tiramisù come una variante della zuppa inglese.

Vicolo Dotti

Se il tiramisù vi ha messo energia, vale la pena allungare il passo e andare in cerca di “Vicolo Dotti”, uno dei miei scorci preferiti di Treviso. Qui davvero il tempo sembra essersi fermato. Portici, piccole finestre e la strada lastricata a ciottoli fanno di questo vicolo uno dei più belli della città. Piccola curiosità : passeggiando per Treviso, noterete molte abitazioni caratterizzate da un piano terra porticato e un primo piano cono sporgenze sorrette a mensole e prive di colonna d’appoggio. Sono i tipici “barbacani” : quando Treviso era sotto la Repubblica della Serenissima, si pagava una tassa sulla casa in base al terreno che si occupava; per questo gli abitanti costruivano le case con una base piccola e poi, piano dopo piano, aumentavano la superficie abitabile “in barba ai cani” che imponevano le tasse. Leggenda o realtà, poco importa, l’effetto è incomparabile.

I primi occhiali della storia dell’arte

Nel 14° sec. il pittore Tommaso da Modena venne a Treviso per affrescare i ritratti di 40 frati domenicani nella sala del capitolo di San Nicolò. Uno di questi è ritratto mentre si intrattiene nella lettura con un paio di occhiali, ad essere dipinti nella storia dell’arte

Una statua che canta

A Treviso visse i suoi ultimi anni il tenore Mario del Monaco, uno dei più famosi interpreti di Opera di sempre. A lui è dedicata una statua in bronzo in Piazza della Borsa. Se passate da quelle parti, fate attenzione all’orario. Due volte al giorno, alle 12:00 e alle 18:30, la statua intona le melodie del “Nessun dorma” e “Un amore così grande”.

Statua di Mario del Monaco

La sera a Treviso

La sera a Treviso c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Tra Piazza dei Signori e la Pescheria, osterie, enoteche e cicchetterie spuntano ad ogni angolo. Che sia a base di prosecco o spritz, tra polpettine, taglieri o piccoli panini farciti l’aperitivo a Treviso è un must. E girovagare la sera tra i suoi vicoli è ancora più magico.

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