
Sono Angelo de Leonardis, accompagnatore turistico di professione per la Vagabondo e viaggiatore in solitaria quando posso. Questa volta vi racconto il mio viaggio in Israele e Giordania, del 2014, insieme al mio amico Sabino.
Le rovine di Cesarea
Siamo atterrati a Tel Aviv con un volo da Milano, appena sbarcati abbiamo preso un’auto a noleggio e via verso la prima tappa del viaggio : le rovine di Cesarea, probabilmente le uniche rovine romane in riva al mare.
Oggi è un parco archeologico, un tempo era la città di Cesarea, fatta costruire da Erode il Grande (sì, proprio quello lì) dedicata al suo imperatore Cesare Ottaviano Augusto. Probabilmente proprio da qui partirono i primi discepoli di Gesù per andare a diffondere il Vangelo in giro per il mondo.
I giardini di Haifa
Seconda tappa del viaggio, i bellissimi Giardini di Haifa, chiamati anche Terrazze Bahai. Da qui il panorama sulla città è davvero unico. Alla sommità dei giardini si trova il mausoleo di Bàb, il fondatore del bàbismo, una corrente moderna dell’islamismo.
Dal 2008 il Mausoleo, che raccoglie le spoglie del profeta Bahá’u’lláh, è considerato patrimonio UNESCO.
Le alture del Golan
Da Haifa ci siamo spostati alle Alture del Golan, un altopiano al confine tra Israele, Libano, Siria e Giordania; un territorio particolare, politicamente amministrato da Israele e rivendicato dalla Siria.
Il ricordo che ho di questo luogo, oltre ai miei occhiali sfracellati sull’asfalto mentre tentavo di fare una foto, sono i cartelli “pericolo di mine” lungo la strada.
Dalle alture del Golan siamo ridiscesi verso il Mare di Galilea, conosciuto anche come il Lago di Tiberiade. Quello dove camminò Gesù.
Lago di Tiberiade
A questo luogo sono legati molti episodi dei Vangeli ed è proprio sulle sponde di questo lago che Gesù incontrò quei pescatori che sarebbero diventati i suoi apostoli; tra questi anche San Giovanni evangelista e San Pietro, considerato il primo grande messaggero del Cristianesimo e il primo Papa della storia della cristianità.
Gerusalemme
Il racconto di Gerusalemme non si può racchiudere in poche righe. E’ uno di quei luoghi dove consiglierei di fare un viaggio almeno una volta nella vita. La città vecchia è un dedalo di vicoli, piccoli bazar, in cui sembra davvero di fare un salto indietro nel tempo. E la cosa più emozionante è vedere in pochi metri, in mezzo a migliaia di turisti, persone appartenenti a religioni diverse, con secoli di storie e culture che hanno segnato i loro popoli, passarsi accanto come se non fossero mai esistiti conflitti e divergenze.
Qui nel centro della città si ha la sensazione che tutte le differenze spariscano, come se le mura del Tempio e la Spianata delle Moschee avessero il potere di sospendere il tempo.
Ma basta fare un giro a pochi km di distanza per rendersi conto che tutto cambia in fretta. Nella zona della Striscia di Gaza, che siamo andati a visitare più per curiosità che per qualche attrazione in particolare, abbiamo assistito realmente a scene di tensione, con agenti a cavallo armati che sparavano colpi, e ai notiziari locali davano notizie di esplosioni e attentati. Un’immagine come quelle che vedi al Telegiornale , che pensi siano così lontane da te che non te ne preoccuperai mai. Ma una volta lì, la sensazione di pericolo imminente è davvero forte.
Il tempio e il muro del pianto
Il luogo che più mi ha colpito di Gerusalemme è sicuramente il Muro del Pianto, che è ciò che rimane in piedi del Tempio di Gerusalemme dopo la distruzione da parte dei Romani nel 70 d.C.
Il nome corretto, infatti, sarebbe “Muro occidentale”, l’unica parte rimasta di quel complesso di luoghi sacri edificato da Re Salomone nella Città Vecchia.
Il luogo più sacro della storia ebraica perché il più vicino al punto in cui sorgeva il Tempio dove era custodita L’Arca dell’Alleanza, la cui distruzione significò per il popolo ebraico l’inizio della diaspora e la perdita del simbolo del proprio culto. Ecco perché oggi questo posto è così importante : conferisce memoria e identità etnica ad un popolo destinato a disperdersi nel mondo.
Da più di 1900 anni gli Ebrei vanno in pellegrinaggio al Muro del Pianto, dove pregano e “piangono” per la distruzione del tempio e la diaspora. Una curiosità che noterete quando sarete qui anche voi, sono i piccoli foglietti infilati nelle fessure del muro, in cui gli ebrei scrivono le proprie preghiere : la tradizione dice, infatti, che Dio non abbandona mai il Muro del Pianto.
Visitabile ogni giorno e aperto 24 ore anche per i non ebrei, nelle mattine di lunedì e giovedì vi si tengono i festeggiamenti per i ragazzi che ricevono il mitzwah, che sono cioè introdotti nella comunità religiosa ebraica. Uomini e donne hanno due ingressi separati. Non è consentito entrare nella zona con abiti corti o scollati e alle donne vengono distribuiti fazzoletti di cotone per coprirsi le spalle. Agli uomini è richiesto di coprirsi il capo con un cappello qualunque. Chi non ne avesse può prendere in prestito una kippah, in distribuzione appena entrati.
Betlemme
Piccola sosta, prima di avventurarci in Giordania, a Betlemme, lì dove la tradizione vuole sia nato Gesù. Una tappa che c’è piaciuta davvero tanto, più che per il posto in sé per la gentilezza degli abitanti. Appena arrivati subito ci hanno offerto dei buonissimi felafel.
Parco di Ein Avdat, deserto del Negev
Lasciata Gerusalemme, il nostro viaggio è proseguito alla scoperta del Parco di Ein Avdat nel deserto del Negev. Un canyon scavato nella roccia calcarea che si può visitare scegliendo diversi percorsi. Noi abbiamo optato per il più lungo, di quasi quattro ore.
Qualunque sia la stagione, è consigliabile avere con sé un copricapo e una borraccia d’acqua. È proibito portare cibo nel parco, bagnarsi nelle piscine e uscire dai percorsi segnalati.
La sensazione è di trovarsi nei parchi nazionali dell’Arizona o del Nevada, con i tipici canyon e le distese di deserto. E’ un’esperienza che consiglio di fare per apprezzare davvero questa terra, con i suoi silenzi, le sue asperità e per assorbire le vibrazioni che ti riconnettono con chi in questi luoghi ha visto nascere religioni e civiltà.
Petra
Ed eccoci finalmente a Petra. Che dire, uno dei posti più incredibili che ci sia. Patrimonio mondiale dell’UNESCO e dal 2007 inclusa tra le Sette meraviglie del mondo moderno.
È conosciuta come la città perduta perché la storia racconta che fu abbandonata dai Nabatei nel VII secolo d.C. , per i quali questo luogo era soprattutto una zona sepolcrale. Fu scoperta di nuovo nel XIX secolo dall’esploratore svizzero Johann Ludwig Burckhardt.
Secondo la leggenda, Mosè e il suo popolo sostarono qui in fuga dall’Egitto.
Il modo più efficiente per visitare Petra da Gerusalemme è senza dubbio quello di prendere parte a un tour organizzato: è forse più costoso ma è il modo più semplice e più veloce.
Noi, invece, abbiamo parcheggiato l’auto a Eilat e abbiamo oltrepassato il confine a piedi, dopo aver superato i vari controlli di rito. Da qui siamo arrivati in pochi minuti ad Aqaba, che è già in Giordania, e abbiamo preso un taxi a noleggio che in due ore ci ha portato a Petra. Costo circa 50 € a testa, andata e ritorno.
L’edificio più conosciuto di Petra è il Tempio del Tesoro, con la sua facciata monumentale alta quasi 40 metri; deve il nome ad un’antica leggenda che voleva al suo interno fosse nascosto il grande tesoro di un faraone egiziano.
In realtà era una tomba reale e un tempio in cui i Nabatei eseguivano i loro riti funebri, costruito all’inizio del primo secolo dal re nabate Arete IV.
Per arrivare al Tempio si percorre il Siq , il canyon che costituisce la principale via d’ingresso a Petra.
E’ una gola lunga circa 1,5 km che termina proprio di fronte al Tesoro e si può fare anche a dorso di cammello.
Molto bello anche il teatro, che poteva ospitare fino a sei mila persone.
Altro luogo tra i più suggestivi e fotografati di Petra è il Monastero Al-Deir, scavato nella roccia per 50 metri di larghezza e 45 di altezza. Si tratta in realtà di una tomba costruita per uno dei Re Nabatei, chiamato monastero perché al suo interno sono state ritrovate diverse croci scolpite durante il periodo bizantino. Il cortile davanti al monastero era circondato da colonne e veniva utilizzato per le cerimonie sacre.
Per visitare Petra, che a tutti gli effetti è un sito archeologico, si paga un biglietto di ingresso. Quando andammo noi erano circa 80€, ma se si pernotta almeno una notte in Giordania si ha uno sconto.
Se state programmando un viaggio da quelle parti vi consiglio di aggiungere anche il biglietto per “Petra by night”, l’escursione dopo il tramonto attraverso il Siq fino al Tempio, seguendo un percorso illuminato migliaia candele al suono della musica dei Beduini.
Noi purtroppo quest’esperienza non l’abbiamo provata, ma a giudicare da questa immagine deve essere qualcosa di incredibile.